lunedì 7 gennaio 2019

La fine di un viaggio e l'inizio di un nuovo ciclo


Ed eccomi tornato in Italia.
Dopo circa quattro anni di viaggio verso est mi ritrovo nel paese nativo dal quale ero partito. Dopo avere attraversato il Medio Oriente, Asia, Australia, Sud America e la lunga sosta in Argentina grazie all’ospitalità di una amica, sento che un ciclo è giunto al termine. Quel ciclo cominciato nel 2011 con la ricerca interiore e che poi, nel 2014, ha incluso anche questo viaggio del quale non avevo idea di quanto tempo sarebbe durato: giorni, mesi, anni?
Dopo avere dedicato i primi due anni di viaggio principalmente alla solitudine, gli ultimi due anni, invece, sono stati dedicati alla condivisione, all’apertura verso l’altro; concludendosi con l’arrivo di una compagna con cui ho condiviso praticamente tutto negli ultimi 5 mesi di questo viaggio.
Dal punto di vista delle esperienze tipiche che un viaggio del genere può offrire, e quindi la conoscenza di altre culture, tradizioni, costruzioni antiche e moderne, religioni, paesaggi naturali, modi differenti di pensare e agire, mi sento arricchito e soddisfatto. Sono soddisfatto anche di come le situazioni abbiano potuto permettermi di ricevere e donarmi alle altre persone, creando così, un equo scambio, mantenendo alto il livello di gratitudine. Sentire gratitudine è la medicina che più di tutte mi ha curato. La gratitudine è un cuore che sorride, quando tu la senti gli altri la percepiscono, è una medicina naturale che si propaga nell’aria.
Ma il viaggio nel mondo non è stato esclusivamente questo. Sono stati anche anni di studio e pratica della lingua inglese e spagnola, del massaggio thailandese. L’apprendimento di nuove tecniche di meditazione e del Hatha yoga. Ma anche lo studio dell’astrologia umanistica e dei tarocchi. Ho potuto insegnare la bellissima lingua italiana ed iniziare ad apprendere a suonare uno strumento musicale: l’ukelele.
Un viaggio il cui scopo principale era quello di scoprire se quello che pensavo prima di partire era vero; ovvero che l’umanità è per sua natura buona e cerca di vivere in armonia. Indipendentemente dagli effetti ultimi che crea, le intenzioni sono le migliori.
Facciamo il meglio che possiamo con i mezzi che abbiamo, anche se a volte gli effetti delle azioni sono imprevedibili e a qualcuno crea dei problemi, o spazza via le aspettative. Questa è stata la mia principale percezione al riguardo.
Adesso si sta aprendo un nuovo ciclo, non so dove mi condurrà fisicamente; forse, per ora, semplicemente in Italia. Sono aperto a vari scenari differenti, anche riguardo il lavoro, magari utilizzando quanto ho imparato negli ultimi anni. Tuttavia, la cosa più importante che desidero è tenere accesa quella fiamma interiore di gratitudine ed entusiasmo che ho conquistato e che ha dissolto molte delle mie illusorie paure.
Grazie a tutti, nessuno escluso.
Ognuno di voi, in questi anni, ha avuto un ruolo perché potessi sentirmi continuamente ispirato nel realizzare uno dei miei più grandi sogni: viaggiare, viaggiare davvero, senza particolari regole di struttura. Spostandomi lentamente da un posto all’altro, per continuare ad imparare e condividere, per superare le mie paure, per sentirmi meglio, per sentire l’entusiasmo, per sentire amore per la vita nonostante gli alti e bassi dell’esistenza.
Possiamo aiutare gli altri più profondamente solo se stiamo bene.


giovedì 11 ottobre 2018

Sud America: le Cascate di Iguazù

Dopo due anni senza creare video del viaggio, torna l'ispirazione grazie alle Cascate di Iguazù che si trovano tra Argentina e Brasile. 275 cascate con altezza tra i 70 e gli 80 metri per una lunghezza di quasi tre chilometri.
Un viaggio di alcuni giorni in mezzo alle meraviglie della natura. La potenza dell'acqua, foresta, animali selvatici del luogo e, soprattutto, buona compagnia con le persone che mi hanno accompagnato, hanno reso questa esperienza una delle più belle del viaggio in Sud America, lasciandomi spesso a bocca aperta.





domenica 13 maggio 2018

Sud America: dalla Colombia fino all'Argentina

Sud America, Sud America! 
Dopo un anno e mezzo vissuto in Australia, e un viaggio in solitaria di 10000 chilometri al suo interno, mi trovo in Sud America!



I due anni precedenti l’Australia, trascorsi in Asia, mi avevano abituato  a godere della solitudine più che della compagnia, nonostante avessi conosciuto persone per me speciali con cui passare il tempo ed esperienze. La sfida Australiana era non solo provare a costruire una vita stabile in un paese diverso dall’Italia ma anche imparare a godere della compagnia degli altri, sempre e comunque quando se ne presentava la possibilità. Dieci mesi in ostello, sei mesi in una casa con una famiglia acquisita, mi hanno senz’altro aiutato a raggiungere lo stadio di benessere anche in compagnia, indipendentemente dalla differenza di esperienze e idee. Anzi! Le differenze arricchiscono; e quello che ti disturba, se lavorato con gli strumenti adatti, diventa saggezza, e la saggezza apre sempre una porta in più verso la felicità stabile. 
Arrivo in Sud America, in Colombia, nella città di Bogotà a metà gennaio, e qui so già che incontrerò facce conosciute in Australia come il mio insegnante di Sport Coaching in Sydney. Ma sarà così per tutto il viaggio in Colombia: incontri con amici colombiani e non, conosciuti durante questi tre anni e mezzo di viaggio nel mondo. Il mio viaggio in Colombia inizia carico di entusiasmo e curiosità.

Plaza de Armas Bogotà

La Colombia non è più quel paese dove si dovrebbe avere paura per i narcotrafficanti e la criminalità; chiaramente in alcune zone delle grandi città bisogna prestare attenzione, specie all’imbrunire. Ho incontrato soprattutto persone gentili, disponibili e un popolo curioso che vuole conoscere e farsi conoscere per le buone qualità e sviluppare le proprie capacità, creatività. Mi ero dato un mese per viaggiare in Colombia, quindi non potevo vedere tutto. Ho una data da rispettare: entro il mese di Aprile devo essere a Mar del Plata in Argentina da una cara amica che non vedo da anni e che ho conosciuto in India nel 2012; li dovrebbe iniziare un nuovo capitolo di questo viaggio. Da Bogotà, la capitale, mi sono mosso verso Medellin, la città dell’artista Botero dove le sue opere sono visibili nella piazza Botero o nel museo omonimo, della tristemente famosa Comuna 13 ora accessibile senza pericoli, di Pablo Escobar che è un capitolo di storia che i colombiani non vogliono alimentare, e delle donne che curano estremamente il lato estetico tanto quanto in Italia. Qui incontro DN una amica di Medellin conosciuta in Vietnam mentre viaggiavamo in moto verso lati differenti ma incontro anche Pl che è l’amica di una amica che incontrerò a Popayan e che per due giorni mi porta in giro a conoscere la città condividendo insieme le nostre storie di vita.

Plaza Botero


Vicino a Medellin c’è una delle attrazioni più visitate della Colombia, el peñol de Guatapé in Guatapé, una formazione monolitica risalente a migliaia di anni fa. Si può raggiungere la sua cima scalando i circa 650 gradini e vedere il suggestivo panorama di isole nel lago.

el peñol de Guatapè

Guatapè

Ci sarebbero dei bellissimi luoghi nel nord della Colombia e che si affacciano nel mar dei Caraibi ma da Medellin proseguo verso sud nel centro della Colombia in quella zona che viene chiamata Eje cafetero, dove si coltiva il caffè colombiano con il suo sapore unico. Per gli amanti e i curiosi di piantagioni di caffè, qui si possono visitare luoghi come Armenia, Salento, Cocora valley, Buenavista, Montenegro e il suo parco del caffè. In questa area incontro Sn, una ragazza americana con cui passo una giornata assieme, anche lei nomade viaggiatrice con la quale ci diamo appuntamento per un saluto a Mar del Plata, in Argentina, quando entrambi ci giungeremo. Ci rincontreremo? 


Cócora valley

Proseguo verso sud. Non mi fermo a Cali la famosa città dove si balla la salsa. Una amica speciale conosciuta a Goa in India nel 2015 e che vive a Barcellona si trova a Popayan, nella sua città natale proprio in questo periodo. Che bello rivederla ed essere ospitato a casa sua dalla sua famiglia! Passiamo circa una settimana assieme, mi presenta la famiglia e gli amici, mi porta a visitare la città, i luoghi di interesse vicini, alle terme di acqua vulcanica bollente e alle sue lezioni di yoga della sera e che insegna. Yoga! Una pratica a cui giro attorno dal 2015 e che non ho ancora approfondito con la scusa degli spostamenti viaggiando. Potrei riuscire a farlo una volta a Mar del Plata… EZ, così si chiama la mia amica di Popayan, mi porta anche da alcuni parenti in mezzo le montagne, per conoscerli e a vedere come si produce lo zucchero di canna artigianalmente; a vedere anche le piante che la curandera (sciamano donna) usa per curare alcune infermità. La nostra qualità di salute dipende dall’aria che respiriamo, quello che mangiamo e soprattutto come pensiamo; ma anche, e questo l’ho capito meglio in Sud America, da come e con cosa curiamo le nostre malattie se dovessero apparire: se possibile meglio curarle nel modo più naturale possibile.

Popolazione indigena nei pressi di Popayan

Popayan


Lavorazione canna da zucchero

Lavorazione canna da zucchero

 Nel frattempo il desiderio di inoltrarmi nella foresta amazzonica si fa sempre più intenso. Una idea che aveva preso piede ancora quando vivevo in Australia. Il desiderio di rivisitare lo sciamanesimo, la sperimentazione delle piante e di particolari diete come nel 2013 in Perù, potrebbe essere fattibile anche in Colombia. Infatti la mia amica EZ mi indica la valle del Sibundoy come uno dei luoghi più interessanti per le cerimonie di Yagè con sciamani affidabili. Nel 2013 l’esperienza in Amazzonia, in tutto il suo complesso e unicità, cambiò tutti i miei piani di allora al mio ritorno in Italia, e diedi vita alla organizzazione del viaggio nel mondo. Oggi, visto che mi trovo ancora in questa zona, voglio una ulteriore conferma, con questa esperienza, che dove sono e dove sto andando è esattamente il mio cammino, oppure, se c’è qualche deviazione da fare, qualunque essa sia, ben venga! Yagè è una bevanda/medicina che si usa prendere in amazzonia da migliaia di anni e che si ricava dall’estratto di due piante. Essendo una medicina naturale dal potenziale molto forte in tutti i sensi, dalla pulizia fisica alla perlustrazione del proprio inconscio, occorre ingerirla sotto la visione di sciamani seri ed esperti, preferibilmente del luogo in cui crescono le piante, che sappiano come somministrarla e come dirigere una cerimonia. E’ necessario, secondo alcuni esperti e anche secondo me, una preparazione (dieta e meditazione) antecedente la cerimonia e che varia da più o meno giorni a seconda del soggetto, del suo stato di salute fisico e psicologico. 
Insomma, non è una medicina che va presa per svago o per semplice curiosità! 

Dopo Popayan mi dirigo a San Agustin dove mi incontro con AT, una amica italiana conosciuta nel 2015 e che sta viaggiando in Colombia. Entrambi vogliamo visitare uno dei siti archeologici più importanti e misteriosi della Colombia, nel quale si possono vedere statue monolitiche in pietra a rappresentare idoli, figure umane stilizzate tra cui sacerdoti e sciamani, oltre che animali e figure fantastiche. Una civiltà dell’epoca pre-colombiana che gli archeologi circoscrivono tra il 200 a.c e l’800 d.c. e che tralasciano somiglianze con la statuaria olmeca (Messico), Tiahuanaco (Bolivia) e persino dell’isola di Pasqua (Cile). Non si hanno molte informazioni riguardo questa civiltà, il che lascia trasparire una eccezionale aura di mistero. Davvero un sito incredibile e che ha stimolato molto la mia immaginazione e il mio concetto di miti e mitologia.

Sito archeologico in San Agustin

Con AT mi dirigo a Mocoa nella foresta amazzonica per vedere le cascate “fin del  mundo” e per godere qualche giorno della pace dell’alloggio, senza elettricità e connessione internet, e con la foresta tutta attorno. Poi verso Sibundoy percorrendo quella che tristemente viene chiamata “strada della morte”. La strada della morte è una strada di montagna senza protezione e che fino a qualche anno fa permetteva solo ad un mezzo alla volta di passare. Molti sono stati i morti a causa delle cadute nel vuoto dei mezzi. Ora le condizioni della strada sono migliori e infatti siamo arrivati a destinazione sani e salvi.


Cascada fin del mundo

Siamo in febbraio, qui a Sibundoy sono giorni importanti in questo periodo, c’è un famoso carnevale con migliaia di persone e decine, se non centinaia, di sciamani che festeggeranno in strada! Non voglio perdermelo anche se il motivo principale per cui sono qui è la cerimonia di Yagé. A Sibundoy, nonostante ci siano molti sciamani, solo alcuni sembrano essere conosciuti più o meno da tutti per la loro capacità e serietà. Con due di loro faccio l’esperienza di alcune cerimonie. Non mi dilungo a descrivere quello che avviene o può avvenire durante una cerimonia di Yagé condivisa con altre persone che vengono da tutto mondo, ogni esperienza è diversa e soggettiva. Se un giorno dovessi scrivere un libro di questo incredibile viaggio dedicherò qualche pagina alla mia esperienza riguardo questa tradizione così unica e potente ma chiacchierata, occidentalizzata (purtroppo), e che spesso, la mancata conoscenza diretta, la mancata esperienza con uno sciamano serio, e la mancanza del giusto intento, porta a fare conclusioni troppo affrettate od errate. 
Le cerimonie a Sibundoy mi danno la conferma, senza dubbi, che dove sono e la direzione verso Mar del Plata in Argentina per Aprile è quella giusta. Posso lasciare la Colombia e dirigermi verso l’Ecuador grato dei giorni passati con AT, e tutti gli amici incontrati. Grato di essere in viaggio, sano, ricco di entusiasmo, e con una consapevolezza di me stesso che lentamente ma inesorabilmente si allarga. Grazie Colombia!

Dentro una maloca si svolgono le cerimonie

Maloca

Carnevale Sibundoy

Per quanto riguarda l’Ecuador il tempo è stretto, siamo a metà febbraio ed entro una settimana dovrei essere a Lima per aiutare un amico artista a preparare la sua mostra d’arte astratta, atta al risveglio della coscienza umana e che verrà inaugurata il primo marzo. Si tratta di PB un uomo maturo che ho conosciuto ad Iquitos in Perù nel 2013. PB oggi ha settanta anni e la sua forza, simpatia e follia sono di ispirazione. Non vedo l’ora di incontrarlo e condividere quei giorni con lui, la nostra visione del mondo e dell’essere umano.
L’Ecuador non mi inspira, sarà il poco tempo a disposizione, il costo eccessivo per un viaggio alle isole Galapagos o la pioggia costante, ma la mia mente è già in Perù. Visito qualche giorno la capitale Quito e poi mi muovo verso Cuenca ma la pioggia incessante non mi permette di visitare bene alcunché. Cuenca è comunque una cittadina dalla storia antica pre-ispanica e oggi fa parte del patrimonio mondiale dell’Unesco. La leggenda racconta che durante l’impero Inca gli edifici venivano realizzati in oro. Il bello di Cuenca è girovagare per le strade senza meta, una cosa che adoro fare generalmente in tutte le città; girare nei parchi, ammirare le splendide facciate degli edifici e passeggiare tra le viuzze dei mercati. Inoltre a Cuenca ho pernottato in uno degli ostelli più belli e confortevoli di tutto il viaggio ad un prezzo conveniente.

Si dia inizio alle danze! Il tanto atteso Perù sta arrivando. Penso alla capitale Lima e al mio amico PB, Iquitos nella foresta Amazzonica, Cusco, Machu Picchu, Arequipa, le linee di Nazca, il lago Titicaca e le sue isole. Cosa potrò vedere di tutto questo? Dovrò fare delle scelte.
Intanto mi dirigo da Piura, nel nord del Perù, verso Lima in bus. Un viaggio di 16 ore che sembrano molte, ma se paragonati alle 36 ore da Delhi a Darjeling in India o ai tre giorni di treno da Kashgar (Cina) a Lhasa (Tibet) mi fanno sorridere. Mi piace prepararmi per i viaggi lunghi in bus o in treno. Di recente lo faccio con un po’ di cibo spazzatura, caricatori batteria pieni per caricare il telefono e il libro elettronico, e soprattutto assicurarsi un posto nel finestrino per perdersi guardando il panorama. Questa volta, per la prima volta, essendo il bus a due piani, mi sono assicurato il primo posto davanti a tutti nel secondo piano, in modo da essere quasi nella strada e avere sempre il panorama davanti e ai lati. 
Durante il viaggio in bus verso Lima, ammirando il panorama, penso a quanto sono fortunato di potere vivere quanto sto vivendo, ma anche a quanto lavoro interiore ho dovuto e dovrò continuare a fare per capire cosa fare di me stesso, cosa realmente può farmi sentire realizzato, quando è il momento di affrontare una paura, di donarsi agli altri o di ricevere, e soprattutto, nel mio caso, quando è assolutamente fondamentale non badare al giudizio degli altri per quanto pesante potrebbe apparire. Più una coscienza è sviluppata individualmente, indipendentemente che possano esserci altre coscienze simili alla tua, e più possibilità ci sono di sfruttare le occasioni della vita. Tutte quelle belle occasioni che appaiono ogni giorno ma che in determinate condizioni interiori si faticano a vedere. 
Arrivo alla stazione di Lima alle otto del mattino, poco dopo arriva PB a prendermi con il suo maggiolone anni 60 color arancione. Non sapevo che avesse questa auto ma gli dona un sacco! PB vive con una amica che si chiama LZ e che ha circa la sua età, una cane bellissimo di quattordici anni e una tartaruga. Resterò a Lima con loro fino al giorno dopo della inaugurazione della mostra d’arte di PB. Durante la settimana prima della esposizione dei suoi quadri lo aiuto a sistemare le cornici, cucino i miei piatti forti italiani, mi presenta la figlia e suoi splendidi nipoti, ed io presento a loro mia mamma sullo smartphone. Andiamo nei luoghi dove serve per organizzare l’esposizione al meglio, ma soprattutto parliamo della vita e del posto che l’essere umano occupa nel cosmo. Parliamo anche delle nostre esperienze immateriali e quando c’è la possibilità uniamo a queste belle condivisioni anche il parere e le esperienze della sua amica LZ, che essendo biologa, ci mostra un approccio alla vita più razionale ma non più felice o meno problematico. Bello potere condividere tutto questo con persone più mature di me ma aperte all’ascolto. 
I quadri di PB sono, secondo me, creati a regola d’arte per l’introspezione di chi li osserva, è un onore per me potere aiutarlo a sistemarli e poterli commentare con lui che è l’autore. La sua esposizione sarà di circa 60 quadri e non so davvero quale sia il più bello e di quale farò il commentario personale che lui mi ha chiesto. 
Giunge il giorno della esposizione, tutto è perfetto. PB mi presenta tutti gli invitati ed inaugura l’esposizione cantando, perchè lui è anche un bravo cantante. Siamo soddisfatti dell’esito della inaugurazione e l’esposizione sarà aperta per circa un mese. 

el vuelo del ser

la bella durmiente

Mi resta solo un giorno per rimanere a Lima, poi ho il volo verso Iquitos nella foresta Amazzonica, dove ci si arriva solo con un volo aereo o con la barca via fiume. Ho deciso di tornare li, dove l’idea del viaggio  nel mondo prese vita nel 2013 e ringraziare la foresta amazzonica peruviana e tutta l’esistenza. Voglio rivedere questa città e respirare ancora quell’aria umida e unica, voglio cavalcare ancora con una barca l’acqua del Rio delle Amazzoni. Voglio rivedere e passare del tempo in mezzo la foresta, mangiare poco e sano, ascoltate l’eccezionale musica di insetti, animali terrestri e uccelli, quel concerto perfetto che solo li si può godere.
Sembra che degli studi clinici hanno provato che immergersi per due ore al giorno nei suoni della natura riducono a tal punto gli ormoni dello stress da attivare una quantità significativa di segmenti di DNA, capaci di curare e riparare il corpo. Non ho dubbi che sia sanatorio, per questo dovremmo prenderci sempre cura di questo pianeta. 
Ciao amico PB, sono certo che ci rivedremo! Sono grato di averti incontrato e di essere tuo amico.
Rimango nella foresta e nella incredibile città di Iquitos una decina di giorni e poi mi muovo a Cusco. Li nei paraggi c’è una delle sette meraviglie del mondo, Machu Picchu!

Iquitos

Iquitos nella foresta

L’arrivo a Cusco mi catapulta nella realtà di una città dalle caratteristiche proprie uniche! Cusco è considerato l’ombelico del mondo. In questa zona, infatti, ce n’è per tutti; per gli amanti dell’archeologia, i cultori di monumenti religiosi, gli appassionati di tradizioni popolari, del turismo esperienziale, degli sport di avventura e per i collezionisti di oggetti di artigianato. Attorno a Cusco si può ammirare l’alta ingegneria Inca che dominò la lavorazione della pietra come a Ollantaytambo, Choquequiaro, Sacsayhuamàn, Tambomachat e naturalmente una delle sette meraviglie del mondo, Machu Picchu.

Cusco

Dopo la visita della città di Cusco mi organizzo per il viaggio a Machu Picchu. Ci sono vari modi per raggiungere le famose rovine Inca: un treno speciale che arriva fino ad Agua Caliente detta anche Machu Picchu pueblo e che è la cittadina in cui tutti i turisti in visita alloggiano, il mini bus che dopo 7 ore di marcia giunge fino a 10 chilometri da Agua Caliente e poi si prosegue a piedi fino alla cittadina, oppure il vecchio cammino Inca che dura alcuni giorni a piedi ma che necessita di una prenotazione di alcuni mesi in anticipo. Scelgo per il mini bus e la camminata di 10 chilometri.
Il giorno del viaggio da Cusco fino a Machu Picchu sono in pessime condizioni fisiche. Il giorno prima ho mangiato una pizza, una cosa che faccio raramente fuori dall’Italia e che, ad esempio, non feci mai in Australia. Forse qualche ingrediente della pizza, i famosi peperoni rossi (come si usa incolpare), non li ho digeriti bene. Nausea di vomito e diarrea mi accompagnano per tutto il viaggio, anche per i 10 chilometri a piedi. Però! Che spettacolo il panorama camminando. Il cammino a piedi segue i binari della ferrovia in mezzo le montagne e costeggia un impetuoso fiume in piena. A volte passa un treno che continua a fischiare per evitare indicenti con le persone che camminano. Infatti è possibile ammirare il treno che passa dal bordo delle rotaie ma può essere pericoloso trovarsi nelle caverne lungo il percorso perchè spesso persone e treni non ci passano contemporaneamente. 

Cammino a piedi verso Agua Caliente

Adoro tutti quei luoghi nel mondo in cui la sicurezza sembra non esistere: come vulcani attivi, caverne, foreste, strade dissestate con burroni, ponti pericolanti etc… e si fa ricorso solo alla propria intuizione o istinto per andare a vederli e goderli indenni. Spesso il pericolo non esiste ma ce lo inventiamo perché siamo ancora degli esseri immersi perlopiù nell’illusione del dramma della vita, anziché nella realtà nella gioia della vita ! 
Mi sveglio presto per il tour a Machu Picchu e piove molto forte. Che sfortuna per fare delle foto. Ma non importa, forse il tempo cambierà. Nonostante Machu Picchu sia considerato un luogo magico e bellissimo il mio entusiasmo è a livelli normali come se dovessi andare a vedere un qualsiasi altro sito archeologico. Da Agua Caliente alle famose rovine Inca ci vogliono circa 20 minuti di Bus in salita sulla cima di una montagna oppure 2/3 ore a piedi. Opto per il bus e la persona seduta accanto a me è una cilena sconvolta per avere perso la carta di identità salendo nel bus… Mi viene in mente che fino adesso non ho ancora perso nulla di importante durante questo viaggio. Per un momento, nella mia mente, la pioggia scompare e si apre il cielo, vedo ancora una volta la mia stella, quella che da tre anni e mezzo mi accompagna e mi protegge.
Continua a piovere, entro nel sito con tutto il gruppo e la guida. Camminiamo per un po’ e ci fermiamo per contemplare le prime rovine. Sorge in me una inaspettata emozione nel vedere tanta bellezza e perfezione in un luogo apparentemente ostile per costruire e vivere. Una emozione profonda già provata durante il viaggio, distante dalle idee che creano normalmente i condizionamenti dell’ambiante circostante in cui si vive ma che da molto tempo non provavo. Il momento magico viene interrotto dalla guida che ci fa spostare dove il panorama è il classico per fare le foto di Machu Picchu. Da qui si può ammirare la maggior parte del complesso archeologico. Che bellezza, non c’è dubbio… La guida comincia a spiegarci la storia di questo sito e con una frase cattura l’attenzione di tutto il gruppo provocando una profonda riflessione: “La madre terra era il dio degli Inca. La adoravano e la rispettavano essendo tutta attorno a loro, sempre; vivendo con essa in totale armonia perchè è viva e realmente tangibile. Oggi si adorano dei invisibili e si distrugge la Terra…”

Machu Picchu

Machu Picchu

Da Machu Picchu ritorno a Cusco e decido di andare verso sud a Puno (Perù), una città che si affaccia nel lago Titicaca, un lago immenso diviso a metà con la Bolivia, il più alto del mondo, a circa 4000 metri di altitudine. Nel lago Titicaca ci sono varie isole e una in particolare ha catturato la mia attenzione grazie ai racconti di Fl, un ragazzo italiano che si sta “illuminando” sconvolgendo la sua vita viaggiando in Sud America e che ho conosciuto di persona a Lima. Io e Fl abbiamo delle cose in comune; entrambi facevamo la classica vita sicura in Italia ma che non dava i necessari stimoli per aspirare alla felicità. Quegli stimoli che ti permettono di annusarla prima dentro di noi e perseguirla poi dentro e fuori, come un segugio della felicità. Ciao Fl, mi auguro che il tuo cammino sia ancora ricco di stimoli! L’isola in questione è l’Isola di Amantani a circa tre ore di barca da Puno, qui vado. Aldilà della bellezza di questa isola una delle cose che di più mi rimangono impresse è quello che scopro riguardo la popolazione.
Sembra e si sostiene che nell'isola di Amantani che conta circa 4500 abitanti, la vita media sia tra i 90 e i 110 anni, quindi 100 anni. La prima lingua che si parla è il Quechua, non lo spagnolo che in pochi sanno parlare bene o solo abbozzare. In questa isola non c'è elettricità, salvo per chi ha installato dei pannelli solari; non c'è internet, non ci sono automobili, industrie etc... La popolazione di questa isola vive principalmente di agricoltura, un po' di pesca e di allevamento allo stato brado. Alcuni frutti e il riso vengono trasportati dalle piccole barche dalla città di Puno. Nonostante ci sia abbondanza di cibo mangiano poco rispetto ad un occidentale per un fatto di mantenimento di salute, sostengono.
Le poche infermità e malattie vengono curate con le piante che crescono naturalmente nell'isola tra cui l'eucalipto; mentre si fa prevenzione con infusi di muña e coca (non cocaina che è tutt'altra cosa). Nei rari casi più gravi di malattia, si trasporta la persona nella città di Puno con la barca. Non c'è un ospedale vero e proprio, infatti, nell'isola di Amantanì.
Ho parlato molto con la famiglia che mi ha ospitato alcuni giorni in questa isola, uno scambio culturale. Gli abitanti di questa isola si aiutano e rispettano a vicenda, tanto quanto rispettano la Pachamama (madre) e Pachatata (padre) che sono la natura tutta attorno; i loro dei come ai tempi degli Inca. La domanda che mi sono posto quando ho saputo della loro longevità e qualità della vecchiaia è quale fosse il segreto. Nessun segreto... Ho notato chiaramente l'assenza di stress, furbizia e malizia. Mentre era abbastanza evidente la connessione con la natura e i suoi cicli, incluso quello del giorno e la notte. Queste persone sono grate per quanto ricevono, il che li mantiene di buon umore e serene.
Ecco, queste esperienze e scambi culturali sono una delle ragioni per cui vale la pena viaggiare. Grazie!


lago Titicaca

isola Amantani


 E’ tempo di lasciare il Perù dopo più di un mese. Non ho potuto visitare luoghi come le linee di Nazca e la famosa città di Arequipa per rispettare i tempi che mi ero dato, ma sono felice di quanto ho visto e sentito. 
Ora sono diretto a La Paz, la capitale della Bolivia, con una sola certezza: muovermi poi verso il Salar de Uyuni a sud. 
Durante il viaggio in bus, dopo dei simpatici giochi di sguardi, conosco una ragazza peruviana di Arequipa con uno dei sorrisi più belli che io ricordi. Che potere ha un sorriso? Non mi riferisco a quanto possano essere bianchi e allineati i denti ma a tutta l’espressione del volto e alla emanazione che quel sorriso raggiunge al fortunato destinatario. Il sorriso cura! Si, perchè alcuni sorrisi, al giorno d’oggi, valgono molto di più di tonnellate d’oro. Lei si chiama YD e va direttamente al Salar de Uyuni con una sua amica. Le strappo un contatto per risentirla in futuro, prima dell’ultimo saluto.
Durante il viaggio nel mondo, raramente ho preso volontariamente informazioni dettagliate riguardo i luoghi che voglio visitare, mi riesce difficile programmare minuziosamente i dettagli di questo viaggio. Mi trovo più a mio agio seguire l’onda del momento con le sue sorprese, belle e meno belle. Essendo La Paz una città a 3600 metri di altitudine in mezzo alle montagne, è stata dotata di una funivia che copre sufficientemente tutta la città. Praticamente una metro per aria. Una piacevole sorpresa che mi ha impressionato: chilometri e chilometri di filo di acciaio e cabine/passeggero per aria. Passo quasi una giornata ad ammirare la città dall’alto dondolando da un lato all’altro della città, conoscendo persone locali dentro le cabine, di giorno e di sera. Mi sembra un salto nel passato, provocandomi delle sensazioni come quando ero un bambino e andavo nelle giostre alla fiera del mio paese! 
La Paz è una di quelle rare grandi città dove ancora si respirano le tradizioni di un popolo; vestiti tradizionali, mercati, cibo tipico, dove la globalizzazione sembra arrivare lenta più che mai. La Bolivia è il paese più economico, e forse il più povero del Sud America. Forse per questo si respira poca aria di globalizzazione. Mi prometto che un giorno, se dovessi avere la possibilità di tornare, la visiterò in tutta la sua interezza per scoprire davvero la sua anima condividendo quanto più possibile la mia. 


Rimango a La Paz qualche giorno e nel frattempo YD, la ragazza conosciuta nel bus, mi ha manda delle indicazioni per comperare un pacchetto tour davvero economico per l’area del Salar de Uyuni. Mi piacerebbe rivedere quella ragazza ma non sarà possibile: quando arriverò ad Uyuni città, dove si comprano i pacchetti tour, lei sarà già altrove.
Arrivo ad Uyuni la mattina presto dopo l’ennesimo viaggio in bus. Uyuni sembra una città fantasma. Si trova in mezzo il deserto con il centro che pullula di viaggiatori come me che vogliono visitare l’area circostante.
L’agenzia che mi aveva suggerito YD è chiusa ma ne trovo un’altra che mi vende il tour di 3 giorni allo stesso prezzo economico di 95 dollari americani. A seconda dell’agenzia, se si compra il tour in internet, a La Paz o a Uyuni, il prezzo del tour varia dai 95 dollari ai 300 dollari per avere più o meno lo stesso servizio. Dopo aver depositato le mie cose in ostello, avere comperato il tour, pranzato e visitato la cittadina torno nell’ostello per riposare nel primo pomeriggio. Incredibilmente mi trovo faccia a faccia con YD. Entrambi siamo sorpresi di trovarci nello stesso ostello tra i tanti visto che, a causa della scarsa rete di comunicazioni, non potevamo sentirci. Lei è appena tornata dal tour e ripartirà la stessa sera, dopo cena, per tornare ad Arequipa in Perù. Passiamo del tempo assieme e per me è una gioia condividere parte delle nostre vite. Ciao YD, so che un giorno ci rivedremo!
I miei compagni di viaggio per il tour al Salar de Uyuni sono un gruppo di 4 amici di Hong Kong e un uomo ecuadoriano di Quito. Tutti sulla quarantina. Il pilota che è anche la nostra guida è un signore che fa questo lavoro da 25 anni; ci sentiamo in buone mani. Il primo giorno del tour prevede subito la visita alla piana salata: el salar de Uyuni. La stagione delle piogge sta volgendo al termine, ma ha piovuto anche qualche giorno fa, quindi ci aspettiamo di trovare acqua sopra la più grande lastra di sale del pianeta. 
Una flotta di fuori strada parte più o meno alla stessa ora del mattino dalla cittadina di Uyuni per le stesse rotte; l’unico modo per visitare questa aera è un potente fuoristrada, inoltre le comunicazioni non funzionano e questo mette del pepe all’avventura che ci aspetta. 
Arriviamo a destinazione. Come previsto, in alcuni punti della piana salata, c’è dell’acqua, e questo crea dei giochi di luci e ombre con le poche nuvole riflesse davvero particolari. Tra compagni di viaggio ci scattiamo le memorabili foto e questo è un pretesto per ridere e fare una maggiore conoscenza tra noi. 

Salar de Uyuni

L'altopiano salato è immenso, e dopo chilometri e chilometri a bordo del fuoristrada, arriviamo al museo del Salar de Uyuni; una costruzione in mattoni di sale e punto di ritrovo per coloro che in tempi passati correvano la Dakar, finché questa area era abilitata. Bandiere di quasi tutte le nazioni del mondo sventolano ad altezza d’uomo, su di un piattaforma circolare al lato del museo di sale. Manca quella italiana e, simpaticamente, penso che nessun italiano ha piantato una bandiera per non perdere tempo per mangiare dentro il museo. Si, perché dentro il museo ora tutti i viaggiatori con la rispettiva guida si fermano per l’almuerzo che in italiano significa pranzo, una parola spagnola che ho letto e sentito centinaia di volte da quando sono in sud America. 

Museo di sale

mattone di sale



Si riparte! Ci aspettano le foto con i dinosauri! E’ diventato di moda, vista la distesa pianeggiante di sale, fare foto con tutte le prospettive possibili, dove una persona può sembrare stare dentro una mano di un’altra, essere schiacciato da una scarpa, entrare nella bocca di un altro o lottare con un dinosauro di gomma. La nostra guida sembra essere esperta con la prospettiva del suo dinosauro di gomma e tutti stiamo al gioco.

dietro le quinte

ciò che appare

Fatte le foto di rito ci aspetta l’ultima parte di marcia sopra il mare salato prima di giungere alla terra normale. Sembra essere la parte più divertente visto che, man mano che avanziamo, l’acqua sembra farsi più alta e il fuoristrada sempre più sotto sforzo. CR, il signore ecuadoriano che viaggia con noi, abbozza una chiacchierata con la guida che però interrompe subito, richiedendo silenzio per la necessaria concentrazione per attraversare quel tratto di piana salata allagata. Sembra un mare! Effettivamente non si distingue più dove possa essere la superficie più idonea per condurre il mezzo e le ruote cominciano a slittare leggermente. Manca poco alla terra ferma, circa cento metri! Il mezzo si pianta nel fango di sale, la guida impreca ed io dico divertito “Merda”! L’acqua troppo alta ha ridotto in alcuni tratti il mare salato in fango. Apriamo le porte del mezzo e l’acqua è al livello del bordo inferiore delle porte. Non saprei come gestire questa situazione e far ripartire il mezzo. Ho sentito di persone che qui sono morte di sete perché nessuno passava a soccorrerle. La guida però si, sa come fare. E dopo vari tentativi, spinte, e l’aiuto di un altro conducente, riusciamo a liberare il fuoristrada che vola verso la terra ferma. Noi passeggeri a piedi! Camminando dove l’acqua è più bassa ma il sale è solido, modellato dal tempo a forma di spilli, senza scarpe; ci vorrà una vita per fare 100 metri, mentre per le due donne del nostro gruppo non ne basteranno due, di vite.
Non siamo gli unici a piantarsi ma tutti si aiutano spinti da una sorta di compassione/paura perchè se oggi tocca a te domani potrebbe toccare a me.



La notte dormiamo in un alloggio bellissimo, in mezzo al nulla, anch’esso costruito in mattoni di sale, un pavimento di sabbia e la luna piena che al suo calare lascia spazio ad una visibile via lattea stellata. Godo… 
La mattina presto partiamo verso il “Eduardo Avaroa Andean Fauna National Park.” Fa un freddo cane e i 4 stracci che ho dentro il mio zaino non sono sufficienti per ripararmi bene ma non importa, quello che sto vedendo attorno a me assomiglia al paesaggio che ho visto in Tibet in Asia. Una giornata meravigliosa so già che mi aspetta! 
Il parco comprende lagune salate e colorate con l’acqua rimanente dalla stagione delle piogge e i fenicotteri nella sua superficie, e che non sembrano affatto spaventarsi della presenza umana. Montagne colorate grazie al sedimentarsi di minerali, che compattandosi con la roccia hanno dato vita a quello che pare un vero e proprio dipinto. Rocce che sembrano disegnare alberi, draghi ed esseri mitologici. Il saggio vento ci accompagna in questo giorno, quello stesso vento che da quando viaggio mi sussurra e mi consiglia, portando liete novelle e precauzioni. Quel vento che mi rimanda dentro, alla mia sottile essenza di essere perfetto al cospetto del cosmo ma peccatore al cospetto degli umani non senzienti. Tutto si fa sempre chiaro sentendo il vento, del perché sono qua, in questo mondo; a capire che il disegno della vita è perfetto, che la realtà ultima è solo positiva o neutra se vogliamo, e a sviluppare compassione verso me stesso e tutti gli esseri viventi, quando si fatica a vedere questa realtà. 


montagna colorata

laguna Cañapa



Laguna Colorada

Gayser

Al Salar de Uyuni si conclude la mia esperienza boliviana. Ho circa una settimana di tempo per visitare il Cile prima di approdare nella tanto attesa Argentina. Ogni volta che penso al Cile mi viene in mente la strada verso la Patagonia oppure IZ, un ragazzo conosciuto a Bangkok (Thailandia) nel 2016, con cui avevo passato 10 giorni sempre assieme, e con cui avevamo condiviso le nostre vite e i nostri progetti. Mi viene in mente perchè in questo periodo di due anni, ho provato a scrivergli un paio di volte all’indirizzo e-mail che mi aveva lasciato ma senza risposta. Lui vive a Santiago, la capitale, e sono indeciso dove andare da San Pedro de Atacama nel nord del Cile dove mi trovo ora: se a Salta nel nord dell’Argentina oppure proprio a Santiago. Opto per la seconda. 
Da dove mi trovo ora fino a Santiago, il panorama dal bus è essenzialmente deserto. Un'ottima scusa per chiudere gli occhi, riposare e sedimentare tutto quello che ho vissuto nell’ultima settimana.
L’arrivo a Santiago mi fa pensare più che mai ad IZ. Non sarà mica morto che non mi ha mai risposto? Non può essere, aveva troppa forza vitale cristallina. Allo stesso modo non c’è alcuna ragione perchè lui non mi risponda. Deve esserci qualche altra spiegazione. Provo a scrivergli con un altro indirizzo e-mail e voilat! Mi risponde immediatamente con una gioia che si sente straripare da tutti i pori. Quasi mi commuovo, il mio amicone sta bene e soprattutto non si è rincoglionito! 
Ci troviamo l’indomani e le nostre conversazioni si svolgono in inglese visto che lui lo insegna qui a Santiago. Un ottimo pretesto per entrambi, per parlarlo fluentemente e, nel mio caso, per rispolverarlo, visto che non lo pratico da mesi. Nonostante la ruggine, IZ si congratula per il mio miglioramento della lingua inglese dal 2016, e gli spiego che questo era lo scopo principale del mio anno e mezzo vissuto in Australia oltre che guadagnare qualche soldo per viaggiare in Sud America. Per due giorni restiamo assieme, IZ mi presenta la città, suo fratello e la corrispettiva compagna del fratello, brindiamo e si ride molto del fatto che qui a Santiago alcune donne e ragazzine mi “mangiano” con gli occhi visto che sono biondo e con gli occhi chiari. In questo caso io appaio come quello che in Europa si direbbe “esotico”. Con IZ si parla a 360 gradi di tutto ma principalmente dei problemi della coppia moderna, relazioni, ricerca interiore, sviluppo e soluzioni: il mio pane quotidiano. Il Cile si è occidentalizzato negli ultimi anni ed inoltre è diventato un paese piuttosto ricco, almeno a Santiago, quindi le dinamiche che IZ mi racconta sono abbastanza simili a quelle che avvengono in Europa. Visitiamo anche Valparaiso una città pittoresca che si affaccia al mare a due ora di bus da Santiago.
Nel frattempo prenoto anche il viaggio in bus per Buenos Aires che costa più di un volo aereo. Cile e Argentina sono i paesi più costosi del Sud America, più o meno costano come in Italia. Mar del Plata è sempre più vicina...
Ciao amico IZ, questa volta resteremo in contatto di sicuro!


Io Jack e IZ

A Buenos Aires sono fortunatamente ospite del fratello di AL, la mia amica che tra qualche giorno giungerà dall’India a Buenos Aires e con la quale poi andrò a Mar del Plata. In concomitanza con il mio arrivo a Buenos Aires c’è anche quello di HT, una ragazza canadese che ho conosciuto ad Iquitos in Perù, e che sta viaggiando in Sud America. Lei è già stata a Buenos Aires e questo mi rende facile la visita di questa immensa città. Subito mi giunge evidente come l’immigrazione italiana sia stata importante nel secolo scorso. Nomi italiani un po’ ovunque e persino persone che parlano spagnolo con un accento italiano. Pizzerie, caffetterie, ristoranti dal evidente made in Italy. L’Argentina è in parte un popolo di discendenti italiani e lo si nota anche dai tipici gesti italiani e che avevo visto fare istintivamente solo in Italia, come quello con le dita di una mano raggruppate verso l’alto che con il movimento dell’avambraccio su giù stanno a significare: cosa vuoi, cosa fai, cosa dici! Insomma, quel gesto per cui in tutto il mondo ci identificano.
Mi colpisce la moda femminile che mi riporta a quella di molti anni fa in Italia con pantaloni a campana e zeppa. Oppure è quella degli ultimi anni ? Non ne ho idea. Con HT visito i luoghi principali della città, e dopo un paio di giorni ci salutiamo. Lei arrivava dalla Patagonia ed ora proseguirà verso nord. Io non vedo l’ora di abbracciare la mia amica AL che sta arrivando dall’India a Buenos Aires. 
Il nostro incontro a casa di suo fratello non lascia spazio a dubbi che il tempo è come se non fosse mai passato, e l’affetto che si era creato agli albori della nostra amicizia non è mutato.
L’amica AL è una donna argentina che pratica yoga da 30 anni e lo insegna da 20, gestisce un centro di yoga di sua proprietà a Mar del Plata, una città che conta quasi un milione di abitanti in inverno ma che si triplica per il turismo da mare in estate. Ci siamo conosciuti in India nel 2012 e da li è cominciata una bella ed importante amicizia. Sono stato a Valencia ospite da lei, sempre nel 2012, quando era in Europa per valutare l’apertura di un centro di yoga, e lei è stata ospite a casa mia in Italia nello stesso periodo. Non ci vedevamo da allora, e da allora abbiamo spesso parlato di una possibile mia visita a Mar del Plata per praticare yoga ma che il mio viaggio nel mondo ha considerevolmente ritardato. Sin da quando vivevo in Australia questa ipotesi di fermarmi un periodo più o meno lungo a praticare yoga a Mar del Plata si è fatta sempre più probabile e la conferma del viaggio in Sud America ha dato il via libera a questo progetto che sempre mi ha dato buone sensazioni. Il centro di AN non è solo un luogo dove praticare, ma è anche una scuola con differenti classi e materie che trattano tutti i temi dello yoga indiano, cercando di mantenerlo nella sua forma più originale; una forma che avevo già assaggiato quando iniziai la mia pratica di yoga proprio in India nel 2015 con un insegnante indiano. 

Mar del Plata

Vivo a Mar del Plata da circa un mese, mi trovo bene. Non ho ancora avuto il tempo di visitare bene la città tanti sono gli impegni presi. Spendo molto tempo nel centro di yoga e meditazione di AN, ma ho anche cominciato ad interessarmi di astrologia umanistica in altra sede, per vedere da altri punti di vista gli aspetti inconsci che possono influenzarci e l’armonizzazione con l’esistenza; un altro tema che avevo cominciato a studiare per conto mio tempo fa in Italia. E visto che il mio spagnolo sta migliorando velocemente, sto dando qualche lezione privata di italiano che è molto richiesto qui a Mar del Plata. E’ proprio vero quando gli stranieri dicono che la lingua italiana è divertente e melodica; non me ne ero mai reso conto fino a quando non ho cominciato ad insegnarla. 
Ancora una volta mi sento come in una famiglia. Il progetto, salvo imprevisti, è di rimanere a Mar del Plata fino a dicembre. Da qui posso, volendolo, fare dei viaggi in Argentina quando possibile per visitare questo paese. 
Grazie AN per questa opportunità!
Grazie all’esistenza per farmi vedere come sentirmi vivo, come gestire le difficoltà, e come vedere quei filamenti che uniscono le stelle del mio cielo interiore. 

Un abbraccio a voi tutti!